Il 3 Marzo, a Ginevra, il
Consiglio dei Diritti Umani ha aperto i lavori della sua 25° sessione regolare,
che terminerà il 28 marzo prossimo.
Nella Sala XX, gremita di
ambasciatori, delegazioni, ONG e società civile e numerosi rappresentanti della
stampa, si sono susseguiti gli interventi in apertura dei quattro giorni di
High-Level Segment, durante il quale più di 90 ministri e alti funzionari dei
Governi si rivolgeranno ai 47 Stati membri del Consiglio a proposito di
importanti questioni in materia di Diritti Umani. Ad aprire la Sessione, in ordine,
gli interventi del neo presidente del Consiglio dei Diritti Umani, il gabonese
Baudelaire Ndong Ella, del Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, John W. Ashe, del Segretario Generale Ban Ki-Moon e dell’Alto Commissario
per i Diritti Umani Navi Pillay, quasi al termine del suo mandato. Si è poi
rivolto al Consiglio il Presidente della Confederazione Elvetica, che ha dato
il benvenuto a nome dello Stato ospitante: “noi, popolo delle Nazioni Unite,
abbiamo il dovere e la responsabilità di farci portavoce dei Diritti Umani e di
difendere le libertà fondamentali di tutti gli uomini”, ha detto.
Unanime l’augurio di una buona
riuscita dei lavori e di una sessione stimolante e produttiva.
In particolare, Ban Ki-Moon ha
menzionato le situazioni calde di Siria, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e
Corea del Nord, rilevando il ruolo fondamentale e decisivo degli Stati membri
del Consiglio e dell’intera comunità internazionale. “Per le strade, tramite
onde radio, interi paesi fanno risuonare la richiesta di giustizia economica,
sociale e politica", ha invece affermato Navy Pillay, ponendo l’accento
sul crescente numero di persone che lotta per rivendicare i propri diritti.
Presenti, tra gli altri, il vice
Presidente della Colombia, i Ministri degli Affari Esteri di Irlanda,
Argentina, Vietnam, Algeria, Camerun e Armenia e i Ministri per i Diritti Umani
di Iraq, Arabia Saudita e Repubblica Democratica del Congo. A rappresentare
l’Italia Benedetto della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri, mentre
grande assente il già annunciato Laurent Fabius, Ministro degli Esteri
francese.
Il Presidente della Tunisia,
Moncef Marzouki, ha consegnato a Ban Ki-Moon una copia della nuova Costituzione
tunisina, approvata nel Gennaio scorso e che il Segretario Generale dell’Onu
aveva già definito, in quell’occasione, "possibile modello per gli altri
popoli che aspirano a riforme".
Attesissimo l’intervento di Sergej
Lavrov, capo della diplomazia russa, che ha fornito la versione del Cremlino
circa la situazione ucraina, ribadendo il diritto della Russia d'intervenire in
Crimea per proteggere la popolazione russofona "contro le minacce
ultranazionaliste". Nel pomeriggio, Lavrov ha poi incontrato Ban Ki-Moon,
a margine dei lavori del Consiglio, proprio mentre i Ministri degli Esteri
europei si riunivano a Bruxelles.
“L’OSCE intende inviare una
missione in Ucraina per far luce sugli incidenti che hanno avuto luogo nel
paese durante le ultime settimane”: ad annunciarlo a Ginevra, Didier
Burkhalter, presidente di turno dell’Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa.
A questo proposito, esemplare
l’intervento di Dimitris Kourkoulas, ministro greco per gli Affari Europei, che
ha parlato a nome di Catherine Ashton, Alto Rappresentante dell’UE per gli
affari esteri e la politica di sicurezza: “l’Unione Europea dà il suo pieno
supporto agli sforzi ucraini per una stabilità politica
e sociale attraverso le riforme e condanna la violenza che ha provocato numerosi
morti e la violazione dei Diritti Umani nel paese”.
Altra situazione calda quella del
Venezuela, purtroppo evitata durante gli interventi. Il ministro degli Esteri
venezuelano, Elias Jaua Milano, ha riassunto la posizione del governo circa
l’escalation di violenze che hanno provocato numerosi morti nello scorso
febbraio – durante gli scontri fra i dimostranti che protestano contro il
presidente Maduro e le forze dell’ordine. Il Ministro ha dipinto la popolazione
come libera dall’analfabetismo e dalla fame, in un paese dove l’educazione è
gratuita e il processo di elezioni democratico. Omettendo, però, l’elevato
tasso di criminalità, il quadro economico in peggioramento, con un’inflazione
al 56,2% che ha provocato penuria dei generi di prima necessità e, non ultimo,
il deterioramento del pluralismo informativo.
Jaua Milano si è scagliato contro
i gruppi di manifestanti che hanno offeso il paese e la sua vocazione alla
pace. Visto il carattere violento dell’opposizione, il governo ha dovuto
reagire con l’uso della forza, per sedare le proteste e difendersi da questa “aggressione
contro la democrazia”. Anche nel caos venezuelano una scusa già
sentita, purtroppo, quella della violenza per placare la violenza.
Da notare che, come anche in
Europa e nel caso della Primavera Araba, sono sempre i giovani in prima linea
nelle proteste per far sentire la loro voce e rivendicare i propri diritti.
A questo proposito, anche accogliendo
le testimonianze delle Suore dell’Istituto FMA attive sul campo, IIMA e VIDES
Internazionale colgono l’occasione per esprimere la loro condanna degli episodi
di violenza che stanno incendiando in particolare il Venezuela e l’Ucraina e vogliono
manifestare tutta la loro vicinanza e il sostegno alle popolazioni di questi
paesi, che meritano libertà e garanzie sociali.
La lotta pacifica sia sempre
strumento per promuovere e difendere i diritti umani e le libertà fondamentali
di ognuno.
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