“Mostrami chi fa
profitti con la guerra e io ti mostrerò come fermare la guerra“
Henry Ford
Giovedì 17
settembre abbiamo partecipato durante la 30° sessione del Consiglio
dei Diritti Umani all´evento “Dov´è la volontà
politica per fermare la guerra in Siria e Iraq?” organizzato dalla Missione
Osservatrice Permanente della Santa Sede insieme alla Caritas Internazionale,
ai Dominicans for Justice and Peace, la World Evangelical Alliance e
l´Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
La guerra in
Siria sta raggiungendo ormai il suo quinto anno senza che se ne veda una
possibile fine. Quella che è iniziata come una guerra civile è diventata una
guerra tra la Russia e gli Stati Uniti. I governi hanno pianificato la guerra
invece della pace e la diplomazia non ha mai conosciuto una sconfitta tanto
grande.
Armi e volontari
tentati dall´ideologia mortale della Jihad, continuano ad arrivare
dall´Occidente per combattere in questa guerra santa; i bombardamenti
continuano e la Comunità Internazionale non ha trovato alcun modo per fermare
il rifornimento di armi. Nell´attesa di trovare una soluzione militare che non
è mai arrivata, la Comunità Internazionale ha perso molte occasioni di
raggiungere una soluzione pacifica e di successo.
La corruzione delle
autorità e il commercio illegale di armi non sono effetti collaterali, ma elementi
centrali di questa guerra. I venditori di armi lavorano senza impunità in un
commercio che copre il 40% del commercio mondiale. Gli Stati Uniti comprano e
vendono tante armi quanto tutto il resto del mondo.
Paesi come la
Turchia, la Giordania e il Libano non riescono a far fronte alla quantità di
rifugiati che stanno entrando nel loro territorio. Se non si trova una
soluzione al più presto, l´anno prossimo staremo affrontando una crisi con 8
milioni di rifugiati. I governi e le ONG non possono più reggere questa guerra,
gli aiuti umanitari sono sull´orlo della bancarotta e il Word Food Program ha
subito tagli da 1,6 milioni.
È ormai chiaro
che una soluzione deve essere trovata sul terreno dove le auto bombe stanno
flagellando l´infanzia di coloro che rappresentano il futuro del Paese. C´è una
necessità urgente di cominciare a parlare di valori e non solo di numeri di
vittime. Dobbiamo dare ai rifugiati
culturali il loro diritto umano all´educazione, non solo affinché possano
sperare in un futuro migliore ma anche perché possano ricostruire il loro
paese.
Bisogna che i
libri di religione favoriscano l´apertura; i musulmani dovrebbero avere
rispetto per le altre religioni ed evitare questa visione ottusa della diversità.
Per evitare distinzioni e discriminazioni, la religione non dovrebbe apparire
sulla carta d´identità; c´è un profondo bisogno di regioni senza religioni.
La sessione si è
conclusa con le seguenti raccomandazioni:
1.
Organizzare
una nuova conferenza internazionale sulla pace dove la società civile possa
partecipare attivamente;
2.
Creare
un canale umanitario sotto la legge internazionale per permettere ai civili di
scappare dal pericolo e raggiungere sicuri l´Europa;
3.
Creare
zone umanitarie di pace dove le armi non sono ammesse sull´esempio della comunità
San José de Apartado in Colombia;
4.
Costituire
una Corte Internazionale speciale e indipendente per il Medio Oriente.
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