In occasione della 16° sessione del Consiglio dei Diritti Umani, che si è svolta a Ginevra dal 28 febbraio al 26 marzo 2011, l’Istituto Internazionale Maria Ausiliatrice (IIMA) ha organizzato un side event sul “ Diritto all’Educazione per i bambini che vivono e/o lavorano per strada.”
L’evento, che si è svolto il 4 marzo nella sala XXIV di Palais des Nations, è stato realizzato in collaborazione con VIDES Internazionale, Marist International Solidarity Foundation (FMSI), ed Edmund Rice International. Inoltre, il side event è stato sponsorizzato dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), dall’Ambasciata di Uruguay, dalla Missione Permanente della Santa Sede e dal Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE).
L’evento parallelo é stato moderato da Maria Francisca Ize-Charrin, ex Direttore della Divisione Operazioni sul campo e Cooperazione Tecnica dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani. All’incontro sono intervenuti numerosi oratori tra cui l’Ambasciatrice dell’Uruguay, Laura Dupuy Lasserre, l’Ambasciatore delle Filippine, Evan P.Garcia, il Rappresentante della Santa Sede all’ONU, Mons. Silvano Tomasi, e la Responsabile del follow up dello studio dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani sulla violenza contro i bambini, Imma Guerras Delgrado.
Inoltre, i cinque rappresentanti delle Organizzazioni che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento hanno presentato la propria esperienza con i bambini in situazioni di rischio nei rispettivi paesi: Filippine, Irlanda, India, Thailandia e Brasile. Le esperienze dei rappresentanti delle quattro organizzazioni si sono focalizzate sull’accoglienza, accompagnamento/riabilitazione, e reinserimento nella società dei bambini in situazioni di rischio o di strada puntando sull’educazione come strumento di prevenzione.
La metodologia utilizzata è stata ancora una volta quella della “denuncia in positivo”, ovvero la presentazione di buone prassi dalle quali si evincono le carenze del governo nel garantire il godimento di uno o più diritti ai propri cittadini.
Il side event è stato aperto dal rappresentante di IIMA, Daniel Charrin, il quale ha sottolineato come la condivisione di buone prassi (Best Practices) aiuti gli Stati a progredire nell’attuazione dei loro obblighi fondamentali: rispettare, proteggere e realizzare pienamente il diritto all’educazione per tutti.
La parola è stata successivamente data a Laura Dupuy Lasserre, Ambasciatrice dell’Uruguay, paese fortemente impegnato in numerose iniziative a favore dei diritti dei bambini nell’ambito del Consiglio dei Diritti Umani. L’Ambasciatrice ha ricordato come i bambini che vivono e/o lavorano in strada sono estremamente a rischio; l’eliminazione di questo fenomeno è una sfida enorme che richiede interventi di socializzazione, aiuti economici alle famiglie, l’educazione primaria gratuita. Inoltre, ha posto l’accento sulla necessità di garantire l’eguaglianza non solo nell’accesso all’educazione ma anche rispetto alla qualità dell’educazione ricevuta.
Il side event è proseguito con la testimonianza della volontaria del VIDES Filippine, Anna Theresa Cruz, la quale, attraverso la condivisione dell’esperienza della “Libreria Mobile”, ha ribadito come l’educazione possa essere effettivamente un diritto accessibile a tutti i bambini, anche a coloro che vivono in situazioni a rischio.
Il programma della libreria mobile intitolato “Busina Mo, Dunong Ko” (Your Horn, My Knowledge) si rivolge a circa 2000 bambini che vivono nelle comunità più povere di Manila, la capitale delle Filippine. Come ha sottolineato Anna Theresa Cruz, il progetto si rivolge a tre categorie di bambini: coloro che vivono o lavorano in strada perché non hanno una famiglia o una casa; bambini che pur lavorando in strada hanno una casa o una famiglia a cui far ritorno; e infine, bambini completamente abbandonati.
Il programma della libreria mira a dare un'educazione di base attraverso corsi di alfabetizzazione, di lettura e il racconto di storie. Il progetto permette di dare a questi bambini una base educativa e allo stesso tempo, grazie alle numerose attività realizzate, di renderli consapevoli dei loro diritti.
La buona prassi presentata da Anna Theresa Cruz, ha trovato immediato riscontro nelle parole dell’Ambasciatore delle Filippine, Evan P. Garcia, che ha riconosciuto l’efficacia del progetto realizzato dal VIDES. Inoltre, l’Ambasciatore ha ricordato che il fenomeno dei bambini che vivono in situazione di strada non può essere separato dal problema dello sviluppo, affermando che la comunità internazionale dovrebbe prestare assistenza ai paesi più deboli. L’Ambasciatore ha poi presentato alcune inziative realizzate dal governo filippino che mirano a combattere il fenomeno dei bambini in situazione di strada. Queste iniziative sono rivolte principalmente alle famiglie più svantaggiate. Il governo ha infatti cercato di garantire un’educazione a tutti i bambini e corsi di alfabetizzazione per le loro famiglie. Inoltre, ha fornito supporto economico sotto forma di borse di studio in favore dei ragazzi più svantaggiati. L’Ambasciatore ha voluto anche ricordare che il successo di queste iniziative è dovuto alla capacità del governo di monitorare l’assegnazione degli aiuti. L’Ambasciatore ha concluso il suo intervento ribadendo la necessità di condividere le buone prassi per combattere nel modo più efficace possibile il fenomeno dei bambini che vivono in situazioni di strada.
Il relatore successivo, Kevin Masceranhas, Direttore dell’Unità di Supporto e di Integrazione per le nuove Comunità, ha illustrato l’esperienza di Edmund Rice International con i figli di rifugiati, richiedenti asilo e, in generale degli immigrati che vivono in un centro temporaneo in Irlanda. Il lavoro svolto da Edmund Rice consiste nel fornire consulenza legale a coloro che richiedono asilo, corsi di lingua inglese per facilitare l’integrazione dei neo arrivati nel paese e supporto psicologico alle famiglie, ai giovani e ai bambini.
L’Unità di Supporto lavora anche con gli “Aged Out Minors”, ovvero ragazzi al di sotto dei 18 anni che vivono lontano dal loro paese di origine e non sono accompagnati dai propri genitori o da altri membri della famiglia. Grazie a queste attività, molti giovani rifugiati, richiedenti asilo o immigrati, hanno appreso la lingua inglese, superando gli esami scolastici e prevenendo l’esclusione sociale o altre situazioni di marginalizzazione.
Steve Rocha, Coordinatore della Giustizia sociale dell’associazione Edmund Rice International, ha presentato il programma attuato dalla sua organizzazione in India. L’obiettivo del progetto è quello di promuovere il diritto all’educazione, alla salute, nonché il diritto dei bambini a prendere parte alle decisioni che li riguardano; in particolare nelle decisioni prese per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. Per raggiungere questi obiettivi, Edmund Rice International ha creato una piattaforma attraverso la quale i bambini possono far sentire la propria voce ai governi. Inoltre, l’ONG ha organizzato alcuni importanti eventi nazionali in occasione di ricorrenze chiave e una serie di campagne di sensibilizzazione a favore dei bambini piu’ vulnerabili (Dalit, cosiddetti “Fuori-Casta”). Grazie al progetto in India sono stati raggiunti diversi risultati positivi, come la decisione presa dal Ministro delle Finanze di accrescere del 17% i programmi miranti a ridurre la povertà; un maggiore coivolgimento del governo, il quale ha chiesto di incontrare i bambini; e la capacità da parte dei bambini di comunicare i propri bisogni ed esprimere le proprie idee, assumendo un ruolo attivo e propositivo anche nelle decisioni politiche.
I partecipanti all’evento hanno successivamente ascoltato l’intervento di Mons. Silvano Tomasi, Rappresentante della Santa Sede, il quale ha ricordato l’importanza di perseverare nell’impegno a favore degli oltre 100.000.000 bambini che in tutto il mondo vivono ancora in situazione di strada. Nel corso del suo intervento Mons. Tomasi ha suggerito tre passi necessari al fine di combattere questo fenomeno: ridisegnare l’approccio educativo secondo i bisogni reali dei bambini che vivono in situazioni di strada, pensando dunque ad un modello meno formale e strutturato; implementare, a livello nazionale, una legislazione appositamente pensata per i bambini e i giovani in situazione di rischio (juvenile legislation); infine, promuovere una rete cooperativa tra le organizzazioni della società civile, per permettere la riabilitazione dei bambini di strada e il loro reinserimento nelle famiglie.
Con il successivo intervento di Imma Guerras Delgado, rappresentate dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), è stato chiarito un importante problema terminologico. Infatti, come da lei sottolineato, la maggior parte degli addetti ai lavori, compresi numerosi esperti delle Nazioni Unite, continuano a parlare di “bambini di strada”, quando invece la giusta terminologia approvata dalle Nazioni Unite è “bambini in situazioni di strada” in quanto questo lascia intendere la temporaneità della loro condizione e scoraggia la stigmatizzazione di questi bambini.
Inoltre, ha ricordato la necessità di accrescere e sistematizzare la raccolta dei dati per colmare la grave lacuna sulle statistiche relative al numero di bambini che ancora oggi vivono in situazione di strada nei vari paesi. Infine, Imma Guerras Delgado ha richiamato l'attenzione sulla necessità, da parte dei governi di stabilire delle collaborazioni strutturate con le ONG che svolgono numerose attività in ambito educativo sul territorio nazionale, al fine di favorire una rapida ed efficace diffusione delle buone prassi sperimentate dalle ONG stesse.
L’intervento di Yuphadee Charuwipak, rappresentante di IIMA, ha portato l’attenzione della sala sull’esperienza realizzata nel piccolo villaggio di Phonsung, in Tailandia. A Phonsung i membri di IIMA gestiscono una grande scuola che accoglie circa 700 bambini “a rischio” appartenenti a famiglie molto povere, i cui genitori sono costretti ad emigrare per motivi di lavoro o a separarsi. Per questi bambini la scuola è un luogo di formazione ma anche di guida e supporto in quanto permette loro di vivere in un ambiente sicuro e lontano dalla droga, dallo spaccio, dai furti, dalla strada. Inoltre, grazie alla costruzione della nuova scuola si è potuta garantire la formazione per un numero più elevato di bambini. L'intervento di Yuphadee Charuwipak si è concluso con la raccomandazione rivolta al governo tailandese di porre maggiore attenzione al diritto all’educazione nei villaggi più isolati, proprio come Phonsung, dove i bambini, in assenza di alternative possono diventare facili vittime di traffico e sfruttamento minorile.
Infine, Vincente Falqueto, rappresentante di Marist International Solidarity Foundation (FMSI), ha illustrato il programma di educazione integrale attivato in un piccolo centro vicino a Brasilia e rivolto ai bambini in situazione di strada. Il progetto definito “circuito giovani”, coinvolge bambini e adolescenti, di età compresa tra i 7 i 20 anni, privi di famiglia o appartenenti a famiglie molto povere, che di conseguenza, hanno fatto della strada la loro casa. Il progetto prevede anche delle attività rivolte alle famiglie. L’obiettivo principale del progetto è quello di garantire una formazione continua ai bambini e ai giovani. Inoltre, esso mira a fornire un’assistenza adeguata grazie al supporto di 12 persone tra cui psicologi, educatori, medici e tecnici informatici, che lavorano nel centro. Il progetto, realizzato in collaborazione con istituzioni governative e altre ONG, ha favorito la reintegrazione nella società di numerosi ragazzi migliorando il loro rendimento scolastico e permettendo ad alcuni di loro di accedere anche all'università. Inoltre, i giovani più sensibili al tema dei diritti umani hanno preso parte a diversi forum di discussione a questo riguardo.
Il side event, al quale hanno preso parte numerosi rappresentanti di Stato e membri della società civile, si è concluso con degli interventi significativi dei presenti in sala. Alcuni rappresentanti della società civile hanno espresso il loro apprezzamento per le esperienze presentate dai cinque operatori che lavorano sul campo. In particolare, un giovane Tuareg del Malì ha condiviso la sua personale esperienza di ‘bambino di strada’ nato e vissuto nel deserto. Il giovane ha, infatti, sottolineato come l'educazione sia stata per lui strumento di sviluppo integrale, essenziale per maturare la consapevolezza dei propri diritti.
Al termine dell’evento gli organizzatori hanno constatato con soddisfazione il raggiungimento di un importante obiettivo: far riconoscere l'educazione come strumento fondamentale per il godimento di tutti i diritti umani.
L’evento, che si è svolto il 4 marzo nella sala XXIV di Palais des Nations, è stato realizzato in collaborazione con VIDES Internazionale, Marist International Solidarity Foundation (FMSI), ed Edmund Rice International. Inoltre, il side event è stato sponsorizzato dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), dall’Ambasciata di Uruguay, dalla Missione Permanente della Santa Sede e dal Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE).
L’evento parallelo é stato moderato da Maria Francisca Ize-Charrin, ex Direttore della Divisione Operazioni sul campo e Cooperazione Tecnica dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani. All’incontro sono intervenuti numerosi oratori tra cui l’Ambasciatrice dell’Uruguay, Laura Dupuy Lasserre, l’Ambasciatore delle Filippine, Evan P.Garcia, il Rappresentante della Santa Sede all’ONU, Mons. Silvano Tomasi, e la Responsabile del follow up dello studio dell’Alto Commissariato dei Diritti Umani sulla violenza contro i bambini, Imma Guerras Delgrado.
Inoltre, i cinque rappresentanti delle Organizzazioni che hanno collaborato alla realizzazione dell’evento hanno presentato la propria esperienza con i bambini in situazioni di rischio nei rispettivi paesi: Filippine, Irlanda, India, Thailandia e Brasile. Le esperienze dei rappresentanti delle quattro organizzazioni si sono focalizzate sull’accoglienza, accompagnamento/riabilitazione, e reinserimento nella società dei bambini in situazioni di rischio o di strada puntando sull’educazione come strumento di prevenzione.
La metodologia utilizzata è stata ancora una volta quella della “denuncia in positivo”, ovvero la presentazione di buone prassi dalle quali si evincono le carenze del governo nel garantire il godimento di uno o più diritti ai propri cittadini.
Il side event è stato aperto dal rappresentante di IIMA, Daniel Charrin, il quale ha sottolineato come la condivisione di buone prassi (Best Practices) aiuti gli Stati a progredire nell’attuazione dei loro obblighi fondamentali: rispettare, proteggere e realizzare pienamente il diritto all’educazione per tutti.
La parola è stata successivamente data a Laura Dupuy Lasserre, Ambasciatrice dell’Uruguay, paese fortemente impegnato in numerose iniziative a favore dei diritti dei bambini nell’ambito del Consiglio dei Diritti Umani. L’Ambasciatrice ha ricordato come i bambini che vivono e/o lavorano in strada sono estremamente a rischio; l’eliminazione di questo fenomeno è una sfida enorme che richiede interventi di socializzazione, aiuti economici alle famiglie, l’educazione primaria gratuita. Inoltre, ha posto l’accento sulla necessità di garantire l’eguaglianza non solo nell’accesso all’educazione ma anche rispetto alla qualità dell’educazione ricevuta.
Il side event è proseguito con la testimonianza della volontaria del VIDES Filippine, Anna Theresa Cruz, la quale, attraverso la condivisione dell’esperienza della “Libreria Mobile”, ha ribadito come l’educazione possa essere effettivamente un diritto accessibile a tutti i bambini, anche a coloro che vivono in situazioni a rischio.
Il programma della libreria mobile intitolato “Busina Mo, Dunong Ko” (Your Horn, My Knowledge) si rivolge a circa 2000 bambini che vivono nelle comunità più povere di Manila, la capitale delle Filippine. Come ha sottolineato Anna Theresa Cruz, il progetto si rivolge a tre categorie di bambini: coloro che vivono o lavorano in strada perché non hanno una famiglia o una casa; bambini che pur lavorando in strada hanno una casa o una famiglia a cui far ritorno; e infine, bambini completamente abbandonati.
Il programma della libreria mira a dare un'educazione di base attraverso corsi di alfabetizzazione, di lettura e il racconto di storie. Il progetto permette di dare a questi bambini una base educativa e allo stesso tempo, grazie alle numerose attività realizzate, di renderli consapevoli dei loro diritti.
La buona prassi presentata da Anna Theresa Cruz, ha trovato immediato riscontro nelle parole dell’Ambasciatore delle Filippine, Evan P. Garcia, che ha riconosciuto l’efficacia del progetto realizzato dal VIDES. Inoltre, l’Ambasciatore ha ricordato che il fenomeno dei bambini che vivono in situazione di strada non può essere separato dal problema dello sviluppo, affermando che la comunità internazionale dovrebbe prestare assistenza ai paesi più deboli. L’Ambasciatore ha poi presentato alcune inziative realizzate dal governo filippino che mirano a combattere il fenomeno dei bambini in situazione di strada. Queste iniziative sono rivolte principalmente alle famiglie più svantaggiate. Il governo ha infatti cercato di garantire un’educazione a tutti i bambini e corsi di alfabetizzazione per le loro famiglie. Inoltre, ha fornito supporto economico sotto forma di borse di studio in favore dei ragazzi più svantaggiati. L’Ambasciatore ha voluto anche ricordare che il successo di queste iniziative è dovuto alla capacità del governo di monitorare l’assegnazione degli aiuti. L’Ambasciatore ha concluso il suo intervento ribadendo la necessità di condividere le buone prassi per combattere nel modo più efficace possibile il fenomeno dei bambini che vivono in situazioni di strada.
Il relatore successivo, Kevin Masceranhas, Direttore dell’Unità di Supporto e di Integrazione per le nuove Comunità, ha illustrato l’esperienza di Edmund Rice International con i figli di rifugiati, richiedenti asilo e, in generale degli immigrati che vivono in un centro temporaneo in Irlanda. Il lavoro svolto da Edmund Rice consiste nel fornire consulenza legale a coloro che richiedono asilo, corsi di lingua inglese per facilitare l’integrazione dei neo arrivati nel paese e supporto psicologico alle famiglie, ai giovani e ai bambini.
L’Unità di Supporto lavora anche con gli “Aged Out Minors”, ovvero ragazzi al di sotto dei 18 anni che vivono lontano dal loro paese di origine e non sono accompagnati dai propri genitori o da altri membri della famiglia. Grazie a queste attività, molti giovani rifugiati, richiedenti asilo o immigrati, hanno appreso la lingua inglese, superando gli esami scolastici e prevenendo l’esclusione sociale o altre situazioni di marginalizzazione.
Steve Rocha, Coordinatore della Giustizia sociale dell’associazione Edmund Rice International, ha presentato il programma attuato dalla sua organizzazione in India. L’obiettivo del progetto è quello di promuovere il diritto all’educazione, alla salute, nonché il diritto dei bambini a prendere parte alle decisioni che li riguardano; in particolare nelle decisioni prese per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale. Per raggiungere questi obiettivi, Edmund Rice International ha creato una piattaforma attraverso la quale i bambini possono far sentire la propria voce ai governi. Inoltre, l’ONG ha organizzato alcuni importanti eventi nazionali in occasione di ricorrenze chiave e una serie di campagne di sensibilizzazione a favore dei bambini piu’ vulnerabili (Dalit, cosiddetti “Fuori-Casta”). Grazie al progetto in India sono stati raggiunti diversi risultati positivi, come la decisione presa dal Ministro delle Finanze di accrescere del 17% i programmi miranti a ridurre la povertà; un maggiore coivolgimento del governo, il quale ha chiesto di incontrare i bambini; e la capacità da parte dei bambini di comunicare i propri bisogni ed esprimere le proprie idee, assumendo un ruolo attivo e propositivo anche nelle decisioni politiche.
I partecipanti all’evento hanno successivamente ascoltato l’intervento di Mons. Silvano Tomasi, Rappresentante della Santa Sede, il quale ha ricordato l’importanza di perseverare nell’impegno a favore degli oltre 100.000.000 bambini che in tutto il mondo vivono ancora in situazione di strada. Nel corso del suo intervento Mons. Tomasi ha suggerito tre passi necessari al fine di combattere questo fenomeno: ridisegnare l’approccio educativo secondo i bisogni reali dei bambini che vivono in situazioni di strada, pensando dunque ad un modello meno formale e strutturato; implementare, a livello nazionale, una legislazione appositamente pensata per i bambini e i giovani in situazione di rischio (juvenile legislation); infine, promuovere una rete cooperativa tra le organizzazioni della società civile, per permettere la riabilitazione dei bambini di strada e il loro reinserimento nelle famiglie.
Con il successivo intervento di Imma Guerras Delgado, rappresentate dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR), è stato chiarito un importante problema terminologico. Infatti, come da lei sottolineato, la maggior parte degli addetti ai lavori, compresi numerosi esperti delle Nazioni Unite, continuano a parlare di “bambini di strada”, quando invece la giusta terminologia approvata dalle Nazioni Unite è “bambini in situazioni di strada” in quanto questo lascia intendere la temporaneità della loro condizione e scoraggia la stigmatizzazione di questi bambini.
Inoltre, ha ricordato la necessità di accrescere e sistematizzare la raccolta dei dati per colmare la grave lacuna sulle statistiche relative al numero di bambini che ancora oggi vivono in situazione di strada nei vari paesi. Infine, Imma Guerras Delgado ha richiamato l'attenzione sulla necessità, da parte dei governi di stabilire delle collaborazioni strutturate con le ONG che svolgono numerose attività in ambito educativo sul territorio nazionale, al fine di favorire una rapida ed efficace diffusione delle buone prassi sperimentate dalle ONG stesse.
L’intervento di Yuphadee Charuwipak, rappresentante di IIMA, ha portato l’attenzione della sala sull’esperienza realizzata nel piccolo villaggio di Phonsung, in Tailandia. A Phonsung i membri di IIMA gestiscono una grande scuola che accoglie circa 700 bambini “a rischio” appartenenti a famiglie molto povere, i cui genitori sono costretti ad emigrare per motivi di lavoro o a separarsi. Per questi bambini la scuola è un luogo di formazione ma anche di guida e supporto in quanto permette loro di vivere in un ambiente sicuro e lontano dalla droga, dallo spaccio, dai furti, dalla strada. Inoltre, grazie alla costruzione della nuova scuola si è potuta garantire la formazione per un numero più elevato di bambini. L'intervento di Yuphadee Charuwipak si è concluso con la raccomandazione rivolta al governo tailandese di porre maggiore attenzione al diritto all’educazione nei villaggi più isolati, proprio come Phonsung, dove i bambini, in assenza di alternative possono diventare facili vittime di traffico e sfruttamento minorile.
Infine, Vincente Falqueto, rappresentante di Marist International Solidarity Foundation (FMSI), ha illustrato il programma di educazione integrale attivato in un piccolo centro vicino a Brasilia e rivolto ai bambini in situazione di strada. Il progetto definito “circuito giovani”, coinvolge bambini e adolescenti, di età compresa tra i 7 i 20 anni, privi di famiglia o appartenenti a famiglie molto povere, che di conseguenza, hanno fatto della strada la loro casa. Il progetto prevede anche delle attività rivolte alle famiglie. L’obiettivo principale del progetto è quello di garantire una formazione continua ai bambini e ai giovani. Inoltre, esso mira a fornire un’assistenza adeguata grazie al supporto di 12 persone tra cui psicologi, educatori, medici e tecnici informatici, che lavorano nel centro. Il progetto, realizzato in collaborazione con istituzioni governative e altre ONG, ha favorito la reintegrazione nella società di numerosi ragazzi migliorando il loro rendimento scolastico e permettendo ad alcuni di loro di accedere anche all'università. Inoltre, i giovani più sensibili al tema dei diritti umani hanno preso parte a diversi forum di discussione a questo riguardo.
Il side event, al quale hanno preso parte numerosi rappresentanti di Stato e membri della società civile, si è concluso con degli interventi significativi dei presenti in sala. Alcuni rappresentanti della società civile hanno espresso il loro apprezzamento per le esperienze presentate dai cinque operatori che lavorano sul campo. In particolare, un giovane Tuareg del Malì ha condiviso la sua personale esperienza di ‘bambino di strada’ nato e vissuto nel deserto. Il giovane ha, infatti, sottolineato come l'educazione sia stata per lui strumento di sviluppo integrale, essenziale per maturare la consapevolezza dei propri diritti.
Al termine dell’evento gli organizzatori hanno constatato con soddisfazione il raggiungimento di un importante obiettivo: far riconoscere l'educazione come strumento fondamentale per il godimento di tutti i diritti umani.
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