Il 26 settembre 2016, le Nazioni Unite di
Ginevra hanno organizzato la discussione annuale sulla questione di genere,
anche grazie al lavoro del Consiglio dei Diritti Umani e dei suoi vari organi, focalizzandosi
pero’ quest’anno su una tematica ben precisa: la presenza della parità di
genere nelle risoluzioni e nelle raccomandazioni del Consiglio dei Diritti Umani.
Il panel è stato presieduto da Choi Kyonglim, presidente della
Consiglio dei Diritti Umani, seguito dalla dichiarazione di Kate Gilmore , Vice Alto Commissario per
i Diritti Umani alle Nazioni Unite.
Kate Gilmore ha
dipinto un quadro molto particolare dell’attuale stato dell’eguaglianza di
genere nel mondo, diverso dalle volte
precedenti, , sottolineando che la vera uguglianza non è tra uomini e donne o tra
ragazzi o ragazze , ma tra essere umani.
Ha sollecitato gli stati ad intraprendere una
maggior dialogo per quanto riguarda questa tematica, allontanandosi dalla
retorica dei documenti dell’Onu e andando verso una maggior realizzazione
pratica delle risoluzioni dei paesi.
Inoltre ha enfatizzato l’importanza di
includere l’approccio innovativo dei giovani nel raggiugimento delle pari
opportunità.
Il moderatore del panel, Rama Mani,
ricercatore associato del Centro per gli Studi Internazionali e co-fondatrice
del movimento “Rising Women , Rising World”, dopo aver ringraziato Kate Gilmore per lo speciale e originale
discorso, ha ricordato agli stati sia di includere la società civile nel
processo di discussione sul genere, sia di rafforzare l’idea delle donne e
delle ragazze come protagoniste attive nel processo e non come oggetti o vittime.
Il primo invitato al panel ad intervenire è
stato Boudjemâa Delmi, Ambasciatore e
Rappresentante Permanente dell’Algeria alle Nazioni Unite di Ginevra, il quale
ha presentato i progressi che il suo paese ha raggiunto per quanto riguarda la
parità, come ad esempio, la garanzia per ogni donna ad avere una nazionalità, diritto
negato finora per vincoli sociali e religiosi.
Il secondo esperto ad intervenire è stata Christine Brautigam, direttrice della Divisione
Intergovernamentale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per le Donne, la quale ha
lodato i miglioramenti che sono stati ottenuti nell’includere la prospettiva di
genere all’interno del sistema ONU, nonostante ci sia ancora molto da fare in
alcuni campi finora poco considerati come per esempio il rapporto tra genere, giustizia
criminale e narcotraffico.
L’evento è stato poi caratterizzato dal
discorso di Ernesto Mendez, Special
Rapporteur sulla tortura e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti, il
quale ha ricordato la vulnerabilità delle donne e delle ragazze, sopratutto
quando sono vittime di crudeltà o tormenti disumani: tutto cio’ è dovuto ad una
mancata difesa dei loro interessi e diritti da parte delle autorità e della
società in generale.
Per spiegare meglio questa realtà, ha parlato
a proposito della situazione delle donne nelle prigioni, luoghi questi che sono
stati da sempre creati per ospitare uomini.
In questo ambito la maggior parte sono madri o
badanti, non hanno alcun appoggio o punto di riferimento e non vengono prese in
considerazioni dalle istituzioni che dovrebbero proteggerle.
L’ultima intervento è stato quello di Aoife Hegarty, manager per il Programma di
Informazione per la Revisione Periodica Universale, la quale ha posto in
rilievo la necessità di disagreggare i dati che si riferiscono al genere,
fermando quella pratica ormai esistente da anni nel mondo della ricerca, di porre
sotto una stessa categoria donne e ragazze con un diverso background e che provengono
da realtà diverse, creando poi politiche inefficienti.
Infine ha suggerito di ampliare la definizione
di genere nel processo di Revisione Periodica Universale degli stati membri.
Durante gli interventi degli stati e delle ONG,
paesi come Cuba, Libia, Venezuela, Australia e l’Iniziativa Globale per i
Diritti socio-economici e culturali e molti altri, hanno espresso il loro disappunto
per il fatto che le Nazioni Unite e il Consiglio dei diritti umani non hanno
quella parità di genere di cui tanto parlano.
Il Pakistan ha
aggiunto che, non solo ci dovrebbe essere maggior presenza di donne all’interno
delle Nazioni Unite, ma anche una rappresentazione geografica piu’ equa.
La Svezia ha richiesto
piu’ donne come Special Rapporteur o come Esperti indipendenti; il Quatar ha
parlato della perdita del potenziale umano quando donne e ragazze sono
marginalizzate, sottolinenando la necessità di adottare specifici approcci per
ogni paese, adattandoli alla cultura di ognuno.
Un intervento
particolare è stato quello dell’organizzazione “UN Watch”, il quale ha
richiamato subito il Qatar, facendo notare come in questo paese, molte donne siano
vittime di stupri e che, come stato membro, dovrebbe rispettare di piu’ i diritti
delle donne dato che sono diritti
umani.
Il Regno Unito
e Palau hanno celebrato i risultati positivi che hanno ottenuto per quanto
riguarda l’empowerment delle donne, anche se il Regno Unito ha ammesso che solo
il 44% delle donne ricoprono ruoli pubblici e che si impegnerà per risolvere
questa situazione.
Palau invece,
avendo una società di stampo matriarcale, si è impegnata a dare maggior
attenzione ai diritti ai ragazzi e uomini.
La Russia è
intervenuta in seguito, ringraziando tutti per aver organizzato il panel, ma
criticando le distorsioni che si stanno applicando al concetto di genere
al’interno del Consiglio e ricordando come in questo preciso momento storico ci
sono altri problemi piu importanti su cui focalizzarsi.
Infine l’Associazione
Mondiale delle Donne Crisitiane ha chiesto di osservare la questione di genere
non soltanto dal punto di vista delle violenze che le donne subiscono, ma valutandola
nei vari aspetti che la contraddistiguono.
Delmi
, nelle conclusioni finali, ha incoraggiato la creazione di piu’ risoluzioni
delle Nazioni Unite sulla questione dell’eguglianza di genere perchè, secondo lui,
sono uno strumento efficace per obbligare gli stati ad impegnarsi realmente a
livello nazionale e sono molto utili per mantenere la tematica sempre
aggiornata .
Christine Brautigam ha incitato invece gli stati a fornire dati precisi
per analizzare meglio le politiche e cercare, se possibile, di raggiungere la
piena parità entro il 2020 e non con gli obiettivi di sviluppo sostenibile che
hanno come punto di riferimento il 2030.
Ernesto Mendez, ha suggerito di includere nelle prossime
discussioni un esperto che dia una relazione costante e, che provveda, a creare
una prospettiva di genere sempre piu’ inclusiva.
Aoife Hegarty d’accordo con le parole dei suoi colleghi, ha posto
in rilievo la necessità di collaborare
con le ONG, per comprendere al meglio come evolve la parità di genere in ogni paese, data la
loro presenza sul terreno.
Rama Mani ha concluso invece l’evento con
un espressione molto significativa a riguardo :
“ per far crescere un bambino ci
vuole un paese ma, per realizzare insieme la piena uguglianza di genere, abbiamo
bisogno delle Nazioni Unite” .
Dopo aver
ringraziato i membri del panel e i partecipanti, il presidente del Consiglio ha
dichiarato la fine della discussione.
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