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giovedì 19 aprile 2012

Il Consiglio dei Diritti Umani tiene un panel sull'orientamento di genere

Il 7 marzo 2012, a Palais des Nations, il Consiglio dei Diritti Umani si è riunito per uno “storico” panel sulla violenza e la discriminazione basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. L’incontro è iniziato con la proiezione di un videomessaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, il quale ha fortemente chiamato all’azione i membri del Consiglio dei Diritti Umani, affinché si trovi una risposta efficace agli inquietanti casi di violenza e discriminazione basati sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Questo appello ha scandito il tono della discussione, ricordando che “delle vite sono in gioco”.
Navy Pillay, Alto Commissario per i Diritti Umani, ha inoltre osservato che sebbene esistano opinioni divergenti all’interno del Consiglio rispetto ad un tema cosí delicato, certamente nessuno può concordare con una  “serie di sistematiche violazioni dei diritti umani” motivate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Il rapporto di Navy Pillay ha descritto le violenze - uccisioni, stupri, tortura e detenzione arbitraria - a cui le vittime sono sottoposte. Inoltre, l’Alto Commissario si è soffermato sulle disposizioni in materia di asilo per coloro che tentano di fuggire da questo tipo di persecuzione.
Sulla base della giurisprudenza degli ultimi due decenni e di altri documenti provenienti da organismi dell’ONU o dalla società civile, il rapporto di Navy Pillay ha evidenziato un “chiaro quadro di violenze e discriminazioni” dirette contro coloro che, in ogni regione del mondo, appartengono al gruppo dei cosiddetti “LGBT”, o vengono percepiti come tali. Le statistiche attualmente disponibili confermano un alto numero di violenze commesse contro questi individui, sebbene non esistano dei veri e propri dati ufficiali a causa della mancanza di un’idonea formazione  per l’applicazione delle leggi in materia e a causa della scarsa fiducia nelle istituzioni legislative e della conseguente riluttanza delle vittime nel denunciare le violenze subite.
D’altro canto, costituisco motivo di grave preoccupazione alcune leggi attualmente in vigore in settantasei Stati, che discriminano gli individui in base al loro orientamento sessuale o alla loro identità di genere: secondo Navy Pillay, tutto ciò rappresenta un “anacronismo del dominio coloniale” e una violazione del diritto internazionale, che assicura il diritto alla privacy e alla libertà d’espressione. L’Alto Commissario ha concluso il proprio intervento affermando che “il bigottismo non può competere con il potere dell’educazione” e “man mano che le persone dialogano tra di loro, il disagio verrà superato”, dato che la storia dell’ONU è di fatto “una storia di progressi contro la discriminazione”.
Infine, vari esperti e rappresentanti degli Stati Membri del Consiglio hanno sottolineato che lo scopo del panel non era promuovere nuovi diritti, bensì insistere sulla piena implementazione di diritti già stabiliti per ciascun individuo, “senza alcun genere di distinzione”.

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