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mercoledì 30 marzo 2016

I Diritti del fanciullo alle Nazioni Unite


Durante il Consiglio dei Diritti Umani, alle Nazioni Unite di Ginevra, ogni anno viene dedicata una Giornata ai Diritti del Fanciullo. Questa Giornata costituisce un’opportunità di incontro e confronto sulle varie realtà e sulle iniziative internazionali a favore dei bambini.

Quest’anno, il 7 marzo 2016, erano presenti alla sessione mattutina Mr. Benyam Dawit Mezmur (Chairperson of the Committee on the Right of the Child), Ms. Maud de Boer-Buquicchio (Special Rapporteur on the sale of children, child prostitution and child pornography) e Mr. Ernie Allen (Chairperson of the International Advisory Board of the United Kingdom).

Ms. Kate Gilmore (United Nations Deputy High Commissioner for Human Rights) ha introdotto il dibattito riferendosi alle situazioni a cui i bambini sono esposti durante la navigazione online e attraverso l’utilizzo della rete internet per la diffusione di materiale pedo-pornografico. La rete internet offre una grande forza di interconnessione sociale e culturale, a cui si affacciano i giovani, ma viene purtroppo sottoposta in molti casi ad una grave distorsione: più giovani sono i bambini, più sono vulnerabili - sia nel mondo virtuale sia in quello reale  - e maggiormente grave l’abuso a cui vengono sottoposti.

Bisogna agire all’unisono al fine di minimizzare i rischi che la rete offre, incentivandone allo stesso tempo l’uso positivo come fonte di conoscenza ed informazione globale.

Per mettere chiarezza in un mare di dati e materiale, nel tentativo di fornire un aiuto e una “cura” a tali accadimenti, sono state predisposte delle Linee Guida che si conformano al dettato del Protocollo opzionale della Convenzione sui Diritti del Fanciullo[1].

Non bisogna dimenticare, come è stato altrettanto sottolineato all’incontro tenutosi l’8 marzo in occasione della relazione della signora Marta Santos Pais (Special Rapporteur on violence against children), che i bambini sono sottoposti tramite la rete, non solo a atti di violenza e pedo-pornografia da parte di adulti, ma anche al cosiddetto cyber bullismo: un abuso che non si conclude con l’atto di bullismo perpetrato da un coetaneo o da un gruppo di coetanei nel mondo reale, ma che viene riproposto con la messa online del materiale svilente, che volge a minare permanentemente l’autostima e la reputazione del minore.

Molti Stati non offrono ancora una legislazione specifica a protezione dei minori per le diverse manifestazioni di violenza, limitandosi a condannarne l’abuso sessuale e la diffusione del materiale via internet. Per permettere un’efficace azione multilaterale, regionale e nazionale occorre condividere le informazioni a livello internazionale, volgendo verso una collaborazione giudiziaria extraterritoriale che coinvolga simultaneamente le Autorità dei vari paesi coinvolti nella diffusione del materiale online.

Simultaneamente occorre provvedere a creare una rete di protezione dei bambini, che non può che porre le sue radici nell’educazione scolastica, strumento che può fornire ai ragazzi gli strumenti per diventare “cittadini online” responsabili, coscienti dei rischi e dei loro diritti.

Come è emerso in occasione della relazione offerta da Ms. Marta Santos Pais, in merito alla violenza che i bambini ancora oggi soffrono nel mondo, l’abuso si manifesta sotto molte e diverse forme quotidianamente.

Le relazioni offerte dagli Special Rapporteurs[2] hanno portato alla luce le gravi violenze a cui ancor oggi i bambini sono sottoposti nella vita di tutti i giorni: dai trattamenti inumani e degradanti che ancora subiscono all’interno della famiglia e nelle scuole, alla tratta di bambini e bambine per lo sfruttamento sessuale e per il mercato dei matrimoni precoci, fino al loro coinvolgimento nei conflitti armati.

IIMA e VIDES Internazionale in quest’occasione hanno potuto rilevare - per mezzo di un oral statement[3] - come, in alcuni paesi come l’India, la violenza nei confronti dei minori inizia ancora prima della loro nascita e colpisce maggiormente le bambine, oggetto di aborto selettivo e cambio del sesso nei primi anni di vita, fino ad essere destinate a matrimoni forzati durante la prima adolescenza.

Il percorso per giungere ad una complessiva protezione dei bambini è  ancora lungo, ma  non può che passare attraverso l’empowerment dei più giovani e delle loro famiglie, attraverso programmi di educazione scolastica ai diritti umani e attraverso la protezione e incentivazione dei gruppi socialmente più deboli da parte degli Stati.



 
 
 



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