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mercoledì 23 marzo 2011

Cambiamento climatico e Diritti Umani

Ginevra, 17 Marzo 2011- Il Centro di Diritto Ambientale Internazionale “Friedrich Ebert Stiftung”, in collaborazione con le ONG Earthjustice e WaterLex hanno organizzato il side event intitolato “Cambiamento climatico e i Diritti Umani”, svoltosi a Palais des Nations. Il panel era composto da Joshua Cooper dell’Università delle Hawaii, Alyssa Johl del Centro di Diritto Ambientale Internazionale, Yves Lador dell’Earthjustice e Maria Francisca Ize-Charin dell’organizzazione non governativa WaterLex. L’incontro è stato moderato da Felix Kirchmeier del Centro “Friedrich Ebert Stiftung”.


Tenuto conto del fatto che il quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC) sembra essere incapace di affrontare in maniera adeguata la questione del cambiamento climatico, il side event ha cercato di fare il punto della situazione su quanto è stato realizzato nell’ambito dell’UNFCC al fine di affrontare il problema del cambiamento climatico con l’approccio dei diritti umani. Si è inoltre tentato di incoraggiare il dibattito per individuare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di una maggiore coerenza delle azioni in questo campo.
Nello specifico, il side event, ha cercato di rispondere ad alcuni interrogativi fondamentali: (1) La creazione della figura dello Special Rapporteur sul cambiamento climatico puo’ davvero fare la differenza in termini di efficacia?; (2) Uno Special Rapporteur riuscirebbe a far convergere le voci finora discordanti in una posizione unitaria e fortemente condivisa della comunità internazionale sul tema del cambiamento climatico? Riuscirebbe a chiarire le questioni giuridiche che questo comporta e ad avviare una procedura di inchiesta sulle concrete violazioni dei diritti umani ad esso correlate?
Su questi punti problematici, la relatrice Maria Francisca Ize-Charrin ha dato una risposta chiara affermando che l’istituzione di uno Special Rapporteur è urgente e altamente raccomandabile al fine di realizzare una politica globale e coerente sugli effetti del cambiamento climatico. La rappresentante dell’organizzazione WaterLex ha, infatti, espresso forte preoccupazione circa i possibili risvolti del problema del cambiamento climatico, sottolineando come questo processo possa colpire soprattutto la qualità dell’acqua, risorsa vitale per la sopravvivenza dell’intera umanità. La relatrice ha, inoltre, illustrato quali potrebbero essere gli effetti diretti del cambiamento climatico, ossia: (1) l’innalzamento del livello del mare, (2) il cambiamento delle temperature, (3) il proporsi di condizioni climatiche estreme, e (4) il cambiamento nella tendenza delle precipitazioni.
Tutti i relatori presenti al side event hanno, quindi, insistito sulla necessità di promuovere un’azione unitaria per la protezione dei diritti umani, nel contesto di un mondo sempre piu’ globalizzato. I relatori hanno messo in evidenza che il dialogo tra le nazioni, dovrebbe considerare la tematica del cambiamento climatico, inserendola nella piu’ ampia cornice dei diritti umani.
Tanto i relatori quanto i partecipanti all’evento hanno, inoltre, condiviso la posizione secondo la quale tra i gruppi maggiormente colpiti dalla questione del cambiamento climatico vi sono le popolazioni indigene, i bambini e le donne. Un'altra problematica emersa concerne la possibile, ma non ancora ben definita, relazione esistente tra povertà e cambiamento climatico.
Altre questioni sollevate durante il side event sono state: (1) gli obblighi degli Stati Uniti circa l’emissione di gas che causano effetto serra (2) la prova inconfutabile degli effetti negativi del cambiamento climatico sulle persone, in particolare nel territorio delle Maldive, e (3) la necessità di monitorare rigorosamente le compagnie petrolifere.
Concludendo, i relatori hanno sottolineato che la lotta contro il cambiamento climatico attraverso immediate e drastiche riduzioni delle emissioni di gas è una delle sfide piu’ impellenti per la comunità internazionale. Tuttavia, si tratta di una sfida che non può essere vinta a livello nazionale, ma solo attraverso la cooperazione dei paesi industrializzati con in paesi in via di sviluppo.

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