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sabato 18 gennaio 2014

La Santa Sede di fronte al Comitato sui Diritti dell’Infanzia


Il 16 gennaio 2014, IIMA ha partecipato all’incontro del Comitato sui Diritti del Fanciullo con la delegazione della Santa Sede per discutere dell’implementazione dei diritti umani secondo quanto stabilito  dalla Convenzione sui Diritti del Bambino e i suoi Protocolli Opzionali Si è trattato del secondo incontro da quando la Santa Sede ha ratificato la Convenzione, nel 1990.
È significativo notare come la Convenzione sui diritti dell'infanzia sia uno dei soli tre strumenti internazionali ratificati dalla Santa Sede.  Insolita la presenza alla riunione di numerosi rappresentanti dei media insieme con le vittime di abusi sessuali. Si tratta di una regolare procedura che deriva dall’essere uno Stato parte della Convenzione e gli incontri non sono, quindi, disposti in risposta ad una qualsiasi questione particolare. Tuttavia, data la polemica che negli ultimi tempi circonda gli scandali degli abusi commessi da esponenti della Chiesa cattolica, era prevedibile che questo sarebbe stato il tema predominante della discussione.

Monsignor Silvano M. Tomasi, Nunzio apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, guidava la delegazione. Presente anche Monsignor Scicluna, che per primo aveva denunciato gli abusi perpetrati all’interno della Chiesa, una chiara indicazione del rigore con cui la Santa Sede ha considerato tale consultazione.
L'incontro ha affrontato sei grandi temi: trasparenza, Diritto Canonico, educazione, abusi, tratta dei minori e coinvolgimento del bambino nella formazione politica.
Rispondendo all’inchiesta, condotta dal Comitato, riguardante lo scandalo degli abusi, la delegazione ha sottolineato che la loro giurisdizione non sostituisce quella degli Stati membri, insistendo sul fatto che si tratta piuttosto una giurisdizione spirituale che non supplisce al ruolo legittimo del diritto interno.
Significativamente, dal 3 maggio 2011, Chiese locali e comunità religiose devono seguire le leggi nazionali in materia di obbligo di dichiarazione. È stato inoltre spiegato che in Diritto Canonico esiste una triplice distinzione al momento del giudizio. Questo include un giudizio di non colpevolezza quando si ritiene che, nonostante la mancanza di prove, assolvere l’imputato non sia nel migliore interesse pubblico. Dal momento che la Santa Sede provvede a soddisfare i bisogni delle comunità, coloro per i quali non sia stata dimostrata la colpevolezza, non sono posti in posizioni dove abbiano accesso al pubblico più vasto. Inoltre, nel 2010, Papa Benedetto XVI ha rivisitato le modifiche normative apportate da Papa Giovanni Paolo II nel 2001, in modo da accelerare le procedure a seguito delle denunce di abusi su minori. Nel 2010 è stato inoltre introdotto un sistema che, caso per caso, prevede la possibilità di derogare al diritto canonico per perseguire nell’inchiesta a prescindere dai tecnicismi. Tuttavia, la delegazione ha sottolineato che non vi era alcuna presunzione di colpevolezza e che il diritto alla difesa è ancora riconosciuto dal Diritto Canonico.
Tuttavia, il Comitato ha insistito sul fatto che migliori infrastrutture, procedure più trasparenti e pubblicazione di statistiche più complete sono necessari per quanto far fronte e prevenire gli abusi, anche perché la trasparenza del procedimento ha consentito un coinvolgimento molto più completo e un adeguato risarcimento per le vittime.
Prossimo impegno per la Santa Sede, più avanti durante l’anno, sarà il CAT, Comitato contro la tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti. 

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