Benvenuto!

Carissimo amico, carissima amica,

grazie a questo blog potrai seguire il lavoro dell'Ufficio Diritti Umani di IIMA presso le Nazioni Unite di Ginevra. Se desideri più informazioni, approfondimenti sulle attività dell'Ufficio o semplicemente desideri segnalarci delle iniziative che vorresti veder pubblicate, non esitare a contattarci inviandoci un post o una email! Ed ora potrai seguirci anche sul nostro nuovo blog in inglese!

Vuoi collaborare con noi? Clicca qui!

Buona navigazione!

venerdì 15 novembre 2013

Prendi il tuo mattone...e credici! – Discorsi di Pace


Quando sono due Premi Nobel come Martti Ahtisaari e José Ramos-Horta a raccontare la loro pluriennale esperienza e la loro lotta appassionata, il desiderio di Pace profuma di Speranza, perché si percepisce che non sono solo parole.
Quale location migliore della Sala XX, “Sala dei Diritti Umani e dell’Alleanza tra le Civiltà”, per ospitare un dialogo di Pace? Si è tenuta a Palais des Nations, mercoledì 13 novembre, la Conferenza dal titolo “Complessità del Peacemaking: la Storia mai raccontata”. Ancora a Ginevra, consacratasi - negli ultimi mesi per l’ennesima volta - capitale del dialogo e della mediazione, teatro di negoziati e di conciliazione.  Due personalità a confronto, due carismi per uno scambio. Uno, uomo del nord, di una compostezza quasi gelida. Un discorso scritto e un aplomb tipicamente finlandese. L’altro, cuore di Sud, appassionato e vivace. Parla a braccio e intrattiene con battute e ironia, mentre tutta la sala si libera in una risata inaspettata.

Martti Ahtisaari, presidente della Finlandia dal 1994 al 2000, fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 2008, "per i suoi importanti sforzi, in diversi continenti e per più di tre decenni, per risolvere i conflitti internazionali".  Dopo il suo fondamentale apporto quando la Namibia ottenne l'indipendenza nel 1989-90, fu mediatore in Kosovo nel 1999 e nel 2005-07, contribuendo anche a portare a termine, nel 2005, il lungo conflitto nella provincia di Aceh, in Indonesia.
Premio Nobel per la Pace 1996, invece, José Ramos-Horta fu presidente di Timor Leste, leader della resistenza durante l’occupazione del suo paese da parte dell’Indonesia e Rappresentante speciale del Segretario Generale per la Guinea Bissau.
“I conflitti sono radicati nella povertà, nell’ineguaglianza, ma la crescita economica, da sola, non è la soluzione”, dice Ahtisaari. Uomo tutto d’un pezzo, mentre Michael Møller, vice-direttore generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, lo riempie di complimenti, elencando il suo glorioso passato di peacemaker, lui, risoluto e asciutto: “Sono troppo vecchio perché arrossisca”. E intanto lancia un invito a tutti gli uomini, affinché siano architetti del proprio futuro.
Tra una battuta e l’altra, Ramos-Horta quota dal suo ultimo discorso a Timor Leste, quando terminò il mandato alla presidenza: “Mai cercare di umiliare il proprio avversario. È necessario sanguinare insieme. Per risorgere”. “L’umiltà deve essere la più grande qualità di un leader, perché l’arroganza è nemica della pace”, dice, mentre ci confida che, per lui, il più grande visionario è colui che incoraggia e favorisce il rispetto della Diversità, che non è debolezza per uno Stato, ma enorme ricchezza. Entrambi sono d’accordo nell’affermare che serve riconciliazione, in un dialogo aperto tra Storie in conflitto. Il mondo guarda a loro come due “eroi” moderni, che invece non hanno fatto altro che comportarsi da uomini.
Tutto questo ci porta a una riflessione, che diventa non solo dovere di cronaca, ma soprattutto diritto di uomini. La Guerra viene dall’odio. E genera odio. E si ripropongono, davanti agli occhi, scene di ordinaria follia: l’inferno Siria, gli strascichi della Seconda Intifada, le violenze della Primavera Araba, l’occupazione Israeliana delle siriane Alture del Gholan, gli Hezbollah in Libano, la povertà feroce in Chiapas (premio di guerra), la guerriglia delle FARC, i bambini soldato e l’eredità degli orrori ai confini tra Sierra Leone e Liberia, la polveriera Iraq, la guerra dimenticata in Congo, il conflitto infinito in Darfur. I venti di guerra che soffiano forte. Una guerra che ha cambiato aspetto e connotazione nel tempo. È quella del nemico invisibile, delle armi chimiche, dei “guerrieri martiri”, delle bombe come pioggia.
Oggi, parlare di Pace e impegnarsi a posare il proprio mattone per costruirla, aiuta a sentirsi un po’ più uomini. 

Nessun commento:

Posta un commento