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lunedì 24 settembre 2012

Dibattito sulle intimidazioni e rappresaglie contro individui e gruppi che collaborano o hanno collaborato con le Nazioni Unite


Il 13 Settembre scorso, il Consiglio dei Diritti Umani ha tenuto un dibattito sulle intimidazioni e rappresaglie contro individui e gruppi che collaborano o hanno collaborato con le Nazioni Unite, i suoi rappresentanti e meccanismi nell’ambito dei diritti umani.
La triste coincidenza é che l’evento si è tenuto il giorno dopo l’assassinio dell’ambasciatore degli Stati Uniti d’America, Christopher Stevens, per mano di uomini armati che hanno attaccato il consolato statunitense in Libia.
Il Segreatario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, attraverso un video messaggio, ha espresso la sua preoccupazione sulla questione, riferendo che gli episodi di intimidazioni e rappresaglie contro coloro che cooperano con le Nazioni Unite nell’ambito dei diritti umani sono aumentati negli ultimi due decenni.

La Sig.ra Navi Pillay, Alto Commissario per i diritti Umani e la Sig.ra Mehr Khan Williams, Presidente del Comitato Direttivo di International Service for Human Rights  hanno sottolineato che gli Stati membri devono ritenersi responsabili e che la stessa ONU dovrebbe proteggere le persone e  i gruppi che cooperano con le Nazioni Unite da ogni forma di intimidazione e rappresaglia.
Il Sig. Takàcs, Vice Segretario di Stato per gli affari Globali del Ministero degli Affari Esteri ungherese, ha sottolineato la leadership delle Nazioni Unite in relazione a questo tema, sollevando il problema dell’impunità e rimarcando la responsabilità degli Stati membri che devono prendere posizione al fine di garantire la punibilità dei responsabili ed evitare casi di impunità.
Il Sig. Michel Forst, Presidente del Comitato di Coordinamento delle Procedure Speciali, ha evidenziato la necessità di migliorare le modalità di protezione delle persone coinvolte nelle Procedure Speciali quali i testimoni, considerato il loro fondamentale contributo alla tutela dei diritti umani. Di conseguenza, gli Stati Membri hanno il dovere di proteggere i difensori dei diritti umani, siano essi individui o organizzazioni, rispettando gli obblighi scaturenti dalla Carta delle Nazioni delle Unite. A tal proposito appare necessario sviluppare un approccio comune in modo da approntare contromisure equipollenti.
Ciò che è emerso dalla discussione è che, purtroppo, il numero di casi gravi relativi a persone arrestate, vittime di intimidazioni, perseguitate o persino uccise è in aumento e il fallimento nel fornire loro adeguata protezione comporta il fallimento dello stesso sistema ONU. Pur riconoscendo la gravità del problema e la responsabilità condivisa delle Nazioni Unite e dei governi nazionali, è stato posto l’accento sulla necessità di intraprendere azioni concrete come l’adozione di procedure unificate per punire i responsabili di atti di intimidazione e rappresaglia nonchè rimedi rapidi per le vittime e programmi internazionali per la protezione dei testimoni e delle vittime.

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