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lunedì 9 novembre 2015

Aung San Suu Kyi e il Myanmar – La battaglia infinita di una leader ed un paese soffocato da violenza e oppressione per la democrazia e la pace


Il Myanmar, antico Burma, ha una lunga storia di occupazione e lotta per l´indipendenza, la democrazia e l´autodeterminazione. Nel 19esimo e 20esimo secolo, i britannici e i giapponesi occuparono il suo territorio. Finalmente, nel 1962, il paese raggiunse l´indipendenza ma questo passo non fu tanto positivo come sperato: con un colpo di stato i militari presero il controllo del paese e sotto lo slogan “La via burmese al socialismo” trasformarono il Myanmar in uno stato a partito unico, dove la libertá di espressione e di associazione erano fortemente represse e i diritti umani venivano costantemente violati.
Durante questo lungo periodo di oppressione e violenza, il mondo conobbe la situazione del Myanmar soprattutto attraverso la storia di Aung San Suu Kyi, la leader del partito di opposizione della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD). Questa donna di una forza straordinaria e di una fede infinita nella libertá e i diritti umani, ha dedicato quasi trent´anni della sua vita guidando la popolazione burmana nella sua lotta per la pace e la democrazia in Myanmar. Non ha abbandonato la lotta nemmeno quando si è trovata davanti alla dura scelta tra la famiglia e il suo paese. Nonostante una grande sofferenza interiore ha riscelto sempre di continuare a lottare per e con il Myanmar.
Nel 1991, Aung Sang Suu Sky è stata insignita del premio Nobel per la Pace, come simbolo del supporto della Comunitá Internazionale per il suo lavoro e la lotta del popolo del Myanmar. Tuttavia, né questo importante premio né le sanzioni imposte dall´America e l´Europa negli anni passati hanno potuto fermare la violenza, l´oppressione e la perdita di vite umane in Myanmar. Ogni tentativo di dimostrare e dar voce alla pace e la democrazia è stato sempre soppresso con indicibile violenza dalle forze militari causando migliaia di morti, feriti ed arresti arbitrari.
Negli ultimi cinque anni, dopo le elezioni del 2010 e il 2012, il Myanmar ha iniziato un nuovo cammino sotto la guida del Primo Ministro Thein Sein che ha permesso alcuni cambi “democratici”. Qualche centinaio di prigionieri politici sono stati liberati, l´NLD e Aung San Suu Sky hanno potuto partecipare al nuovo Parlamento e una parte della censura giornalistica è stata rimossa. Nonostante ció, il potere militare non è stato ridotto e non è stata introdotta nessun garanzia per la protezione dei diritti umani. È rimasto quindi molto lavoro da fare per raggiungere una vera democrazia mentre la violenza politica ed etnica continua a dividere il paese causando morte tra la popolazione. Fino ad oggi il Myanmar non è un paese libero.
Le nuove elezioni e la speranza di un cambio
Il 2015 é un anno special per il Myanmar; dopo piú di due secoli di occupazione straniera e militare, la popolazione potrá finalmente partecipare ad elezioni “democratiche” o usando le parole di Aung San Suu Kyi:
“Per la prima volta dopo decadi, il nostro popolo avrá la possibilitá effettiva di portare avanti un cambio vero.[…]Noi speriamo che tutto il mondo capisca quanto siano importanti per noi elezioni libere ed eque ed assicurare che i risultati delle lezioni vengano rispettati da tutte le parti interessate.”
Le nuove elezioni rappresentano una grande fonte di speranza per la popolazione e sono viste dalla Comunitá Internazionale come un passo fondamentale verso una democrazia vera. Tuttavia, il periodo pre-elezioni e le condizioni per il voto sono tutt´altro che pacifiche e promettenti.
Nel maggio del 2015, la polizia ha nuovamente represso una manifestazione di studenti, conclusasi con piú di 100 nuovi arresti; ad agosto, il presidente Shwe Mann è stato rimosso da capo del Partito dell´Unione, la Solidarietá e lo Sviluppo (USDP), il partito militare in carica. Apparentemente, le forze piú conservative all´interno della giunta militare consideravano la sua apertura verso il leader dell´opposizione Aung San Suu Sky pericolosa. Nello stesso mese, la commissione elettorale del paese ha annunciato il divieto per i candidati e i partiti politici di criticare i militari durante i discorsi di campagna elettorale. Inoltre, una ricerca sulla copertura mediatica durante il mese di settembre 2015 ha rivelato che solo le emittenti straniere forniscono una pluralitá di punti di vista e informazioni riguardanti candidati e temi politici elettorali. Rispetto alla stampa, tutti i giornali controllati dallo stato supportano il governo, mentre solo i giornali privati supportano l´NLD.
Un altro motivo di preoccupazione sono le liste degli elettori che includono persone morte, nomi incorretti di elettori e omission di persone. Secondo alcune stime, quasi 10 milioni di persone potrebbero essere incapaci di votare come conseguenza di una negazione forzata o indiretta del loro diritto, per esempio dovuta alla mancanza di seggi elettorali o alla presenza di liste elettorali sbagiate. Le principali vittime di questa negazione del diritto di voto sono i musulmani Rohingya, la comunitá etnica piú discriminata del paese. Basandosi sul fatto che la maggioranza di loro non possiede la cittadinanza, il governo no gli permette ne di votare ne di candidarsi per le elezioni. In aggiunta a tutto questo, durante tutto il periodo di campagna elettorale molte persone sono state arrestate, minacciate o assalite dalle forze dell´ordine.
In aggiunta a tutta questa ingiustizia e violenza, il problema piú grande di queste elezioni rimane il fatto che si svolgeranno sotto il tetto della costituzione del 2008, che è stat disegnata dai militari per assicurare il loro poter nascosto dietro il velo di una finta democrazia. Ecco i punti critici piú importanti della costituzione:
1)       Indipendentemente dai risultati delle elezioni, la costituzione riserva il 25% dei seggi in Parlamento ai militari. Quindi, l´NLD deve vincere il doppio dei seggi rispetto ai militari per assicurarsi la maggioranza.
2)      I militari hanno diritto di veto su ogni riforma costituzionale democratica, assicurando la cosidetta “democrazia disciplinata genuina” e possono riprendere il diretto controllo del governo sulla base di ragioni poco specificate riguardanti la “sicurezza e l´unitá nazionale”.
3)      Il militari non sono ne sotto il controllo del governo ne del parlamento, ma hanno il controllo assoluto di molte aree e ministeri importanti come il Ministero degli Affari Interni e di Frontiera.
4)      Aung San Suu Sky non puó diventare Presidente a causa di una clausola nel testo costituzionale che proibisce a persone con fligli di nazionalitá straniera di ricorpire questa carica. Un´altra clausola stabilisce inoltre che il Presidente debba avere una “buona dimestichezza” con le questioni militari senza però entrare nello sepcifico, lasciando cosí ulteriori posibilitá di discriminazione.
5)      Il Presidente e il governo sono indipendenti e non rispondono al Parlamento per la maggior parte delle loro politiche e azioni intraprese.
6)      Al di sopra del Parlamento e del governo si trova il Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale (NDSC) con undici membri, sei dei quali vengono scelti dai militari.
Tenendo in considerazione tutto ció, le nuove elezioni rappresentano una grande sfida per Aung San Suu Sky, l´NLD e la popolazione del Myanmar. Quello di cui c´è bisogno di fronte a tutti gli ostacoli presenti, è un´opposizione unita; ma anche questo sembra mancare. Pratiche scorrette durante la campagna elettorale, l´istrumentalizzazione del nazionalismo buddista usato contro la comunitá musulmana con il supporto del governo, l´esclusione di rappresentanti di spicco dalle liste del NLD e l´incapacitá del partito di prendere posizione all´interno del conflitto etnico proponendo soluzioni alternative e tolleranti, hanno causato un aumento dello scontento e della divisione tra la popolazione. Le persone dei vari gruppi etnici, non sentendosi rappresentate dall´NLD, sono piú propense a votare per i loro partiti minoritari, minacciando cosí ancor piú il raggiungimento di una maggiornanza in Parlamento. 93 partiti si presenteranno alle elezioni rispecchiando la diversitá etnica e la divisione interna del paese.
L´8 novembre è un giorno cruciale ed è compito sia della popolazione del Myanmar e che della Comunità Internazionale farlo diventare una data storica. Al di lá dell´oppressione e le difficoltá, questo giorno da agli elettori la possibilitá di scegliere il loro futuro inviando un messaggio al loro governo e i loro compatrioti. Anche se è impossibile che le elezioni trasformino il Myanmar in un paese democratico, restano comunque una possibilitá per le persone di far sentire la loro voce e trasmettere la loro volontá, una volontá troppo spesso e in molti casi tutt´ora soppressa. Non si arriverá al compimento della democrazia, ma si potrebbe arrivare ad una transizione, un passo nella giusta direzione.
La Comunitá Internazionale ricopre un ruolo cruciale in questo processo. Durante le elezioni ci saranno piú di 10.000 osservatori nazionali e internazionali e circa 300 giornalisti stranieri accreditati. Tenendo conto di tutte le difficolta e violazioni, il loro obiettivo principale deve essere quello di assicurare che i risultati siano il piú trasparente possibile e che non solo il governo del Myanmar, ma anche il mondo ascoltino e prendano coscienza della voce della popolazione del Myanmar. Il popolo del Myanmar deve sentire il nostro appoggio per essere piú fiducioso nell´affrontare il suo governo; e il governo deve sentire la nostra pressione per riconoscere la volontá delle sue persone e non ripetere l´errore del 1990, quando i risultati elettorali vennero completamente ignorati.
Facciamo ció che ci ha chiesto Aung San Suu Sky, mostriamo la nostra solidarietá e il nostro impegno per la demcrazia, i diritti umani e la pace affinché l´unione e non la divisione, la pace e non la violenza, la democrazia e non la repressione possano prevalere in Myanmar. Impegnamoci affinché l´8 novembre 2015 diventi una data storica, l´inizio di un nuovo cammino di transizione in questo paese diverso e meraviglioso chiamato Myanmar. 




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