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lunedì 3 ottobre 2016

Dibattito Annuale sulla prospettiva di genere





Il 26 settembre 2016, le Nazioni Unite di Ginevra hanno organizzato la discussione annuale sulla questione di genere, anche grazie al lavoro del Consiglio dei Diritti Umani e dei suoi vari organi, focalizzandosi pero’ quest’anno su una tematica ben precisa: la presenza della parità di genere nelle risoluzioni e nelle raccomandazioni del Consiglio dei Diritti Umani.
Il panel è stato presieduto da Choi Kyonglim, presidente della Consiglio dei Diritti Umani, seguito dalla dichiarazione di Kate Gilmore , Vice Alto Commissario per i Diritti Umani alle Nazioni Unite.
Kate Gilmore  ha dipinto un quadro molto particolare dell’attuale stato dell’eguaglianza di genere nel mondo,  diverso dalle volte precedenti, , sottolineando che la vera uguglianza non è tra uomini e donne o tra ragazzi o ragazze , ma tra essere umani.
Ha sollecitato gli stati ad intraprendere una maggior dialogo per quanto riguarda questa tematica, allontanandosi dalla retorica dei documenti dell’Onu e andando verso una maggior realizzazione pratica delle risoluzioni dei paesi.
Inoltre ha enfatizzato l’importanza di includere l’approccio innovativo dei giovani nel raggiugimento delle pari opportunità.

Il moderatore del panel, Rama Mani, ricercatore associato del Centro per gli Studi Internazionali e co-fondatrice del movimento “Rising Women , Rising World”, dopo aver ringraziato Kate Gilmore per lo speciale e originale discorso, ha ricordato agli stati sia di includere la società civile nel processo di discussione sul genere, sia di rafforzare l’idea delle donne e delle ragazze come protagoniste attive nel processo e non come  oggetti o vittime.
Il primo invitato al panel ad intervenire è stato Boudjemâa Delmi, Ambasciatore e Rappresentante Permanente dell’Algeria alle Nazioni Unite di Ginevra, il quale ha presentato i progressi che il suo paese ha raggiunto per quanto riguarda la parità, come ad esempio, la garanzia per ogni donna ad avere una nazionalità, diritto negato finora per vincoli sociali e religiosi.
Il secondo esperto ad intervenire è stata Christine Brautigam, direttrice della Divisione Intergovernamentale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per le Donne, la quale ha lodato i miglioramenti che sono stati ottenuti nell’includere la prospettiva di genere all’interno del sistema ONU, nonostante ci sia ancora molto da fare in alcuni campi finora poco considerati come per esempio il rapporto tra genere, giustizia criminale e narcotraffico.
L’evento è stato poi caratterizzato dal discorso di Ernesto Mendez, Special Rapporteur sulla tortura e altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti, il quale ha ricordato la vulnerabilità delle donne e delle ragazze, sopratutto quando sono vittime di crudeltà o tormenti disumani: tutto cio’ è dovuto ad una mancata difesa dei loro interessi e diritti da parte delle autorità e della società in generale.
Per spiegare meglio questa realtà, ha parlato a proposito della situazione delle donne nelle prigioni, luoghi questi che sono stati da sempre creati per ospitare uomini.
In questo ambito la maggior parte sono madri o badanti, non hanno alcun appoggio o punto di riferimento e non vengono prese in considerazioni dalle istituzioni che dovrebbero proteggerle.
L’ultima intervento è stato quello di Aoife Hegarty, manager per il Programma di Informazione per la Revisione Periodica Universale, la quale ha posto in rilievo la necessità di disagreggare i dati che si riferiscono al genere, fermando quella pratica ormai esistente da anni nel mondo della ricerca, di porre sotto una stessa categoria donne e ragazze con un diverso background e che provengono da realtà diverse, creando poi politiche inefficienti.
Infine ha suggerito di ampliare la definizione di genere nel processo di Revisione Periodica Universale degli stati membri.
Durante gli interventi degli stati e delle ONG, paesi come Cuba, Libia, Venezuela, Australia e l’Iniziativa Globale per i Diritti socio-economici e culturali e molti altri, hanno espresso il loro disappunto per il fatto che le Nazioni Unite e il Consiglio dei diritti umani non hanno quella parità di genere di cui tanto parlano.
Il Pakistan ha aggiunto che, non solo ci dovrebbe essere maggior presenza di donne all’interno delle Nazioni Unite, ma anche una rappresentazione geografica piu’ equa.
La Svezia ha richiesto piu’ donne come Special Rapporteur o come Esperti indipendenti; il Quatar ha parlato della perdita del potenziale umano quando donne e ragazze sono marginalizzate, sottolinenando la necessità di adottare specifici approcci per ogni paese, adattandoli alla cultura di ognuno.
Un intervento particolare è stato quello dell’organizzazione “UN Watch”, il quale ha richiamato subito il Qatar, facendo notare come in questo paese, molte donne siano vittime di stupri e che, come stato membro, dovrebbe rispettare di piu’ i diritti delle donne dato che sono   diritti umani.
Il Regno Unito e Palau hanno celebrato i risultati positivi che hanno ottenuto per quanto riguarda l’empowerment delle donne, anche se il Regno Unito ha ammesso che solo il 44% delle donne ricoprono ruoli pubblici e che si impegnerà per risolvere questa situazione.
Palau invece, avendo una società di stampo matriarcale, si è impegnata a dare maggior attenzione ai diritti ai ragazzi e uomini. 
La Russia è intervenuta in seguito, ringraziando tutti per aver organizzato il panel, ma criticando le distorsioni che si stanno applicando al concetto di genere al’interno del Consiglio e ricordando come in questo preciso momento storico ci sono altri problemi piu importanti su cui focalizzarsi.
Infine l’Associazione Mondiale delle Donne Crisitiane ha chiesto di osservare la questione di genere non soltanto dal punto di vista delle violenze che le donne subiscono, ma valutandola nei vari aspetti che la contraddistiguono.
Delmi , nelle conclusioni finali, ha incoraggiato la creazione di piu’ risoluzioni delle Nazioni Unite sulla questione dell’eguglianza di genere perchè, secondo lui, sono uno strumento efficace per obbligare gli stati ad impegnarsi realmente a livello nazionale e sono molto utili per mantenere la tematica sempre aggiornata .
Christine Brautigam ha incitato invece gli stati a fornire dati precisi per analizzare meglio le politiche e cercare, se possibile, di raggiungere la piena parità entro il 2020 e non con gli obiettivi di sviluppo sostenibile che hanno come punto di riferimento il 2030.
Ernesto Mendez,  ha suggerito di includere nelle prossime discussioni un esperto che dia una relazione costante e, che provveda, a creare una prospettiva di genere sempre piu’ inclusiva.
Aoife Hegarty d’accordo con le parole dei suoi colleghi, ha posto in rilievo la necessità  di collaborare con le ONG, per comprendere al meglio come evolve  la parità di genere in ogni paese, data la loro presenza sul terreno.
Rama Mani ha concluso invece  l’evento con un espressione molto significativa a riguardo :  per far crescere un bambino ci vuole un paese ma, per realizzare insieme la piena uguglianza di genere, abbiamo bisogno delle Nazioni Unite” .
Dopo aver ringraziato i membri del panel e i partecipanti, il presidente del Consiglio ha dichiarato la fine della discussione. 


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