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lunedì 3 ottobre 2016

IL “DIRITTO DI GIOCARE”: DIRITTO FONDAMENTALE PER I GIOVANI MIGRANTI E RIFUGIATI


Il 28 settembre 2016, la Missione Permanente di Grecia alle Nazioni Unite di Ginevra, ha organizzato un evento parallelo di alto livello intitolato: “ Lo Sport e i valori dell’educazione come strumenti per promuovere l’integrazione locale e rafforzare la protezione dei diritti umani dei rifugiati e migranti .”
IL panel si è focalizzato sul tema dello sport e come questo possa essere un incentivo per i rifugiati e i migranti per integrarsi al meglio all’interno delle comunità di accoglienza.
Per i bambini e i giovani che emigrano, lo sport puo’ essere un’opportunità per riportare quel senso di normalità nelle loro vite, ormai instabili e incerte e ridotte ad un senso di marginalità.
Molte organizzazioni internazionali tra cui il Consiglio dei Diritti Umani, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e il Comitato Olimpico Internazionale, hanno pensato allo sport come mezzo per aiutare i giovani migranti a:
-una maggiore integrazione nelle comunità ospitanti;
-favorire la fiducia tra le comunità nei confini;
-la riabilitazione dei giovani in vari ambiti;
-creare “posti sicuri” per giocare nei luoghi ad alta densità di migranti.
L’obiettivo di questo programma è di sviluppare la potenzialità della gioventù nel miglior modo possibile e provvedere a migliorare le capacità e sopratutto mantenere viva la loro speranza, valore importante per non cadere nella trappola dell’estremismo violento .
Il presidente del Comitato olimpico Thoma Bach e gli altri partecipanti al panel hanno lodato la creazione della squadra olimpica dei rifugiati, novità nelle ultime olimpiadi di Rio, e portatrice di   nuova idea dell’immagine del “rifugiato” davanti a tutto il mondo.
La sign.ra Tegla Laroupe, rifugiata e campionessa olimpica, ha condiviso con il pubblico la storia della sua vita, da quando ha iniziato a correre per andare a scuola.
In quegli anni non sapeva che correndo “stava facendo sport”” : sapeva soltanto che voleva correre per raggoungere la scuola, per  far valere il suo diritto ad un educazione.
La signo.ra Rose Lokonyen, rifugiata del Sud Sudan, ha raccontato di quando è dovuta fuggire da giovane dal suo paese.  
In quel periodo incontro’ gli stessi problemi che ebbe la signora Laroupe, dato che prima non era permesso alle ragazze fare sport e quindi correre era simbolo di una necessità, come andare a scuola o scappare da una guerra.
Entrambe pero’ sono riuscite a compiere il loro desiderio di correre per sport, battaglia che hanno voluto intrapredere per garantire il diritto a fare attività sportiva per tutte le ragazze e donne in Africa.
Il vice rappresentante per l’Alto Commissario per i diritti umani Kate Gilmore, ha sottolineato l’importanza dello sport come patrimonio unico e come attività che incoraggia i giovani ad avere interessi, credenze, passioni e un obiettivo comune da raggiungere insieme.
Oltre a ciò, ha riconosciuto quanto sia difficile oggi per gli stati costruire quel sistema per ricevere, integrare e accogliere i migranti e i rifugiati, ma come nel contempo sia arduo difendere e stare vicino ai piu vulnerabili.
Kate Gilmore ha voluto terminare il discorso ricordando come le regole dello sport e i suoi valori universali sono strettamnete connessi con quelli dei diritti umani.
Nel mondo dello sport ognuno compete con le stesse regole e i partecipanti gareggiano sulla base del merito e del talento: niente oltre queste regole è da considerare un obbligo e la stessa cosa dovrebbe valere per i diritti umani.
L’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi ha terminato l’evento celebrando i successi della squadra olimpica dei rifugiati e garantendo che la comunità internazionale continuerà a promuovere lo sport come strumento non violento, per far integrare i giovani che si trovano lontani dal proprio paese.
Come l’inviato speciale delle Nazioni Unite Jacques Rogge ha tenuto a precisare, “lo sport puo’ portare dignità per i giovani” che hanno il “diritto a fare sport “e semplicemente il “diritto a giocare” ed essere felici.




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